lunedì 3 aprile 2017

Italia 2050

Io no so se Matteo Renzi  ed il laicismo in genere continueranno a contare molto nella politica italiana. Spero di no, ma temo di sì e dico questo in previsione di quello che probabilmente racconteranno gli storici e le generazioni future, non tra qualche secolo, ma molto prima, forse tra qualche decennio soltanto, quando presumibilmente l’Italia non esisterà più, almeno per come la conosciamo e per come essa è nata, si è costituita e si è evoluta nel corso dei secoli.
Qualche tempo fa, il premier turco Erdogan, l’aspirante dittatore al quale noi Europei abbiamo dato e continuiamo a dare miliardi di euro perché bloccasse il flusso dei migranti, ha ripreso ad inveire. Nonostante i miliardi già ricevuti, ha minacciato di sbloccare il flusso e di farci invadere dai migranti, più di quanto già non avvenga. Poi ha rivolto un appello ai milioni di Turchi che già vivono in Europa, invitandoli a fare più figli, almeno cinque a famiglia, perché solo così, diceva, essi sarebbero diventati i padroni dell’Europa.
      Interessante anche quello che di recente ha fatto il neo Ministro degli Interni, Marco Minniti, Calabrese. Non nascondo che il Minniti  mi sta simpatico e non solo perché siamo corregionali. A differenza di quel che sosteneva Alfano, secondo il quale i clandestini sono una risorsa, egli dice che invece l'invasione è un grosso problema. E' già un passo avanti. Convinto di questo, egli ha stipulato con le autorità libiche un patto, molto oneroso per l'Italia, per bloccare l'invasione. Nulla di male, ci mancherebbe, ma c'è un problema: Minniti il patto l'ha stipulato con le autorità di Tripoli, che non contano niente, invece che con quelle di Bengasi che sono i veri padroni della Libia. Cose che capitano, certo, e difatti nell'ultimo mese gli arrivi dalla Libia sono raddoppiati. 
Comunque, sulla base di quello che l’Islam ci minaccia, di quello che noi Europei ed Italiani facciamo, di quello che avviene ogni giorno, proviamo a pensare a quello che sarà l’Italia dell’anno 2050. Immaginiamo un professore di Storia che racconterà ai suoi alunni le vicende di questi nostri giorni.
Saremo in un Liceo di una qualunque città italiana, le classi saranno rigorosamente divise in maschili e femminili, i pochi Italiani autoctoni e superstiti saranno equamente divisi tra le varie classi, per non appesantire con la loro presenza il normale svolgimento delle lezioni. Il docente, probabilmente con il turbante e la barba, così si rivolgerà agli alunni:
In nome di Allah, clemente e misericordioso, e del suo Profeta Maometto, che Allah lo benedica, esaminiamo le vicende dei vari governi succedutisi negli anni 2011-2020. Erano quelli gli anni in cui imperava la cultura della dissoluzione e della morte, già ampiamente diffusa nella società italiana e in quegli anni favorita da vari governi e in particolare da quelli presieduti da Matteo Renzi, cattolico praticante ed ispirato dalla Chiesa del Papa che veniva dalle pampas argentine.
Ricordiamo le leggi più importanti in materia emanate durante i suoi governi, leggi considerate allora progressiste e liberali, ma in realtà ispirate ad una concezione della vita di tipo funerario ed oppressivo-mortuario: la liberalizzazione della droga, che porta a morire, non a vivere; le unioni civili tra sodomiti, che hanno un tasso di fertilità uguale a zero; l’eutanasia, che aiuta ad anticipare la morte, non ad allungare la vita; il suicidio assistito, che fa il paio con l'eutanasia; infine, nel 2020, la legalizzazione della pedofilia e dell’incesto tra adulti consenzienti, che portano alla dissoluzione della specie; senza dimenticare il massiccio ricorso alla contraccezione ed all’aborto, già legalizzati e largamente praticati da qualche decennio. L’edonismo e l’individualismo, impliciti in queste leggi, stavano portando, anzi avevano quasi già portato all’estinzione del popolo italiano.
Ma, per fortuna, siamo arrivati noi e, grazie a noi, il popolo italiano è rifiorito ed ha ripreso a crescere. Oggi, sempre grazie a noi, l’Italia è in piena espansione demografica ed economica e, quel che più conta, in piena espansione culturale. Basta guardarsi attorno: ogni città, ogni paese, ha la sua moschea, il suo bazar, il suo centro culturale islamico; ogni giovane italiano ed islamico studia con amore il Corano ed è pronto al martirio per la  fede; ogni giovane italiana ed islamica è sottomessa al padre, o ai fratelli, o al marito, considera il pudore la sua più grande virtù e rispetta tutte le altre leggi di Allah, clemente e misericordioso.
Certo il nostro compito non è stato facile. Abbiamo dovuto combattere contro gli infedeli, che mal tolleravano la nostra supremazia; abbiamo dovuto moralizzare la vita pubblica e privata, distruggendo soprattutto la mala pianta dell’omosessualità e di tutte le altre devianze sessuali; abbiamo dovuto combattere contro la corruzione e la depravazione della moribonda società occidentale; abbiamo dovuto uccidere, frustare, infliggere punizioni esemplari, sempre per convincere i riottosi.
Abbiamo dovuto anche ripulire le biblioteche, le cineteche, i musei, perfino le chiese, perché ognuno di questi luoghi era pieno di arte depravata e blasfema. Era opportuno e doveroso farlo, perché queste presunte opere d’arte, o contraddicevano il Corano e quindi erano peccaminose e contrarie all’Islam, o erano conciliabili con il Corano, nel qual caso erano superflue. Non capiterà più che in un libro vergognoso come “La Divina Commedia” un certo Dante Alighieri possa raccontare del nostro Profeta Maometto, che Dio lo benedica, sprofondato nell’Inferno tra gli scismatici. E non capiterà più che in una Chiesa, come quella che una volta esisteva a Bologna, si possa vedere un affresco con il nostro Profeta sempre all’Inferno. Abbiamo infine distrutto e raso al suolo le poche sinagoghe esistenti, costringendo gli Ebrei, i perfidi Ebrei, ad una nuova diaspora.
Ma possiamo essere soddisfatti di quel che abbiamo fatto e possono ritenersi soddisfatti anche gli Italiani della minoranza cristiana. Dopo un primo periodo di torbidi prolungati, nessuno ha più loro torto un capello e nessuno lo torcerà, sempre che essi accettino la loro condizione di Dhimmi,* cioè di minoranza cristiana, e paghino la tassa relativa a questa condizione. Noi musulmani saremo la nuova avanguardia di una società rinata e destinata a grandi imprese e ognuno di noi sarà lo scudo e la spada dell’Islam. Grazie ad Allah, clemente e misericordioso, ed al suo Profeta Maometto, che Allah lo benedica.
Ezio Scaramuzzino
* La dhimmitudine nei paesi musulmani  riguarda la condizione dei Cristiani, i quali sono tenuti a pagare una tassa secondo un curioso principio giuridico. Il discorso che i Musulmani fanno è questo. I Cristiani, in quanto tali, non meritano di vivere. Noi però siamo magnanimi, consentiamo loro di vivere e anzi li proteggiamo pure, solo che essi per questa protezione ci debbono ringraziare e pagare pure una tassa. L'alternativa al pagamento è la conversione all'Islàm.  La terza alternativa è la morte.  

1 commento:

  1. Non sei lontano dal vero, purtroppo! Ci hanno svenduti all'islam e l'islam in tal modo si comporterà.
    Purtroppo non ci sono più Santi Papi a guidare la guerra santa contro gli infedeli e a cacciarli dal sacro suolo italico!

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