venerdì 7 aprile 2017

Forza ISIS!


Venerdì 7 aprile 2017, ore 16 circa. Sto leggendo un libro, mentre la TV continua a gracchiare inascoltata. Improvvisamente la mia attenzione viene attratta da un’edizione straordinaria del TG5. La giornalista annunzia che a Stoccolma un camion ha investito la folla causando un numero imprecisato di morti e feriti, come a Nizza, come a Berlino, come a Londra, come in tante altre parti del mondo, dove il terrorismo islamico ormai imperversa. Ascolto con attenzione, ma senza il coinvolgimento emotivo che una volta mi attanagliava profondamente quando ascoltavo notizie di questo genere.
Mi chiedo il perché di questa mia reazione e mi rispondo che forse siamo ormai abituati a queste notizie e che, per quanto ci si sforzi, non si riesce ad essere perennemente indignati e soprattutto indignati a comando. Già due giorni fa mi sono indignato per la strage nella metropolitana di San Pietroburgo; ieri mi sono indignato per i 70 morti causati in Siria dal gas nervino; stamattina mi sono indignato per la rappresaglia di Trump contro il presidente Assad, presunto colpevole della strage del giorno prima; ora mi tocca indignarmi per i morti di Stoccolma. Non ce la faccio più, non posso essere un indignato permanente, perché a tutto c’è un limite, anche all’indignazione, soprattutto quando poi tocca sorbirti il blablà inconcludente, ai limiti della follia, dei commenti e dei dibattiti televisivi. Ti tocca sentire che “forse”, sì “forse”, si tratta di un attentato, che l’attentatore probabilmente era un “depresso”, che probabilmente aveva problemi familiari, che era di religione islamica ma che l’Islam non c’entra nulla. Ma soprattutto si raggiungono livelli di sublime, tragica e schizofrenica comicità, quando il politico di turno se ne esce con le ultime parole famose: “Noi non ci faremo intimidire”. Mi ricorda tanto la buonanima di Totò (anzi del dott. Totò dopo che gli è stata conferita la laurea honoris causa alla memoria), che in uno sketch famoso raccontava di come, pure ricevendo un sacco di legnate da uno sconosciuto, non reagiva perché, diceva, “voglio vedere ‘sto scemo dove vuole arrivare”.
Ma, a parte il problema dell’indignazione, mi accorgo che c’è un altro sintomo piuttosto inquietante nel mio atteggiamento. Mi vergogno quasi a dirlo, ma, siccome la nausea mi spinge ad essere spietato con me stesso prima che con gli altri, sento che debbo dirlo: mi accorgo che nel mio subcosciente, nonostante io cerchi di eliminarlo o almeno di velarlo, incomincia a farsi strada un sentimento che mi fa stare dalla parte dei terroristi, dell’Islam, dell’ISIS (o DAESH, come lo chiamano i raffinati). Mi allarmo, chiudo definitivamente il libro che stavo leggendo, mi pongo delle domande, mi chiedo il perché di questo mio sentimento che sulle prime mi appare così assurdo, così lacerante.
Mi viene in mente Adolf Hitler. Quando egli divenne cancelliere nel 1933, tutti sapevano chi era, perché egli ci aveva scritto un libro sul suo programma, il famoso Mein kampf. Quando nel 1934 egli instaurò la dittatura, il resto del mondo non si preoccupò, perché erano cose che riguardavano solo i Tedeschi. Quando nello stesso 1934 egli sterminò le SA, il resto del mondo non si preoccupò, perché i Tedeschi si scannavano tra di loro. Quando nel 1938 occupò l’Austria, il resto del mondo non si preoccupò, perché la cosa riguardava solo l’Austria. Quando nel 1939 occupò la Cecoslovacchia, il resto del mondo non si preoccupò, perché la cosa riguardava solo la Cecoslovacchia. E lo stesso avvenne nello stesso 1939 con La notte dei cristalli, perché la cosa riguardava solo gli Ebrei. L’eterna viltà della diplomazia e dell’agire politico trovava sempre qualche giustificazione che servisse a privilegiare il quieto vivere ed il miserabile benessere del mondo occidentale. Hitler sarebbe stato infine costretto al suicidio, dopo milioni di morti ed un terribile lavacro di sangue e di orrori che avrebbe coinvolto il mondo intero.
Oggi si ha l’impressione di rivivere quei giorni. Il terrorismo islamico è all’attacco ovunque. Eppure il miserabile quieto vivere dell’Occidente si rifiuta persino di nominarlo l’Islam. Sicché ti tocca sentir dire che la colpa forse è nostra, forse è delle Crociate del Medioevo, forse è dello sfruttamento coloniale dei secoli scorsi, forse è del cambiamento meteorologico e della siccità che colpisce l’Africa, forse è di tutti, ma mai dell’Islam. Ritengo che l’Occidente si muoverà solo dopo una sfida decisiva, forse solo dopo un lavacro di sangue, che costringerà ad aprire gli occhi ed a non consentire altre mistificazioni e miserabili giustificazioni. Forse allora sarà pure troppo tardi, ma mi viene da pensare che è meglio tardi che mai.


1 commento:

  1. Purtroppo il pericolo è proprio quello, ci si abitua a tutto anche a queste brutture, ma la cosa peggiore è che chi ci dovrebbe governare non alza la guardia e fra qualcosa per evitare questa continua invasione che porta da noi il peggio dell'islam, molti terroristi infatti sono passati più volte in entrata e in uscita dal nostro Paese che chiude entrambi gli occhi per i motivi che tutti conosciamo

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