sabato 21 gennaio 2017

Era Trump, anno I°

Il 20 gennaio, con il giuramento alla Casa Bianca, è iniziata ufficialmente l’era Trump. Ovviamente è ancora presto per esprimere un giudizio, ma le sue prime mosse lasciano sperare bene. Mi limito, a mo’ di esempio, ad un solo fatto significativo. Trump prenderà lo stipendio simbolico di un dollaro all’anno, il che, nei tempi dell’antipolitica, è una mossa indovinata. Mi ricorda un po’ il nostro Mario Monti, il quale, per fare il Presidente del Consiglio, pretese e ottenne preliminarmente da Napolitano di essere nominato senatore a vita, in modo da farsi mantenere vita natural durante dal popolo italiano. E’ vero: Trump è già ricco di suo, ma non so quanti altri al posto suo avrebbero fatto la stessa cosa. Quanto ad un altro personaggio che per alcuni aspetti gli somiglia, Silvio Berlusconi, durante la sua lunga Presidenza non è mai stato chiaro che cosa abbia fatto in merito, ma ritengo che con la sua “discesa in campo” (come egli la definiva), alla fine egli ci abbia rimesso, tra sovvenzioni al partito, condanne e risarcimenti miliardari impostigli dal partito dei giudici e da quella che, solo per convenzione, siamo soliti chiamare la “giustizia italiana”.
Ovviamente un politico non si può giudicare solo da questo e nel caso di Trump staremo a vedere quel che saprà fare. Intanto la sua elezione può essere considerata una sorta di pernacchia (o pernacchio?, come diceva Eduardo De Filippo) al trombonismo e al paraculismo universali e questo è già qualcosa. Trump ha dimostrato che si può essere eletti Presidente degli Stati Uniti, facendo una pernacchia
- a George Soros, il miliardario americano di origini ungheresi e suo acerrimo nemico, che fa miliardi a palate speculando ogni giorno sui mercati finanziari, ma dicendo un giorno sì e l’altro pure che bisogna aiutare i diseredati del mondo;
- a Barack Hussein Obama, che ha avuto il premio Nobel per la pace sulla fiducia, ma che tra tutti i Presidenti americani è quello che detiene il record per numero di bombe disseminate e lanciate in molte aree del mondo, mentre ogni giorno rivendica (anzi rivendicava) il suo anelito alla diffusione della libertà e della giustizia per tutti i popoli della terra;
- a Hillary Clinton, corrotta ed incapace ex Segretario di stato, che si atteggiava a paladina del politicamente corretto e dei diritti delle donne, sempre pronta a bacchettare Trump durante la campagna elettorale, ma incapace di vedere quel che accadeva a casa sua, quando suo marito Bill, da lei perdonato, passava il tempo alla Casa Bianca facendosi fare p…… da Monica Lewinsky;
- al bel mondo hollywoodiano magnificamente rappresentato da Robert De Niro e Madonna, i quali sostenevano che, in caso di vittoria di Trump, avrebbero cambiato nazione e invece sono sempre lì, ad imprecare ed a cercare di fare soldi, come prima, meglio di prima;
- al mondo dell’editoria e della TV, magnificamente rappresentato rispettivamente dalla grande stampa cosiddetta “progressista” (“liberal” negli USA, vedi Washington Post) e dalla Cnn, che consideravano Trump un impresentabile  e che non riuscivano a capire, nella loro cecità, che di impresentabile c’era solo la faziosità dei loro servizi;
- al tradizionale mondo politico americano, che vedeva accomunati, in un unico intento, democratici e repubblicani, senza più alcuna distinzione  sul piano pratico, per cui un Bush poteva disinvoltamente essere scambiato con un Clinton e viceversa;
- al mondo politico (poteva mancare? ) che gravita intorno all’UE, quello che fa riferimento a personaggi come Angela Merkel, François Hollande, al nostro caricaturale Matteo Renzi, quel mondo che fa i gargarismi ogni giorno con belle parole tipo “accoglienza diffusa, bontà, integrazione”,  che ancora non si è ripresa dal colpo della Brexit e che inorridisce quando Trump dice che vuole sterminare il terrorismo islamico.
 A questo gagliardo mondo si potrebbe ancora aggiungere molto altro, come il mondo della contestazione permanente, dei Black bloc, dell’LGBT(Lesbian, Gay, Bisexual, Transexual), del no a tutto, del femminismo arrabbiato e professionale. Ma di tutto questo si può anche non tener conto, trattandosi di un mondo folkloristico e sempre più prevedibile e scontato, che ormai fa quasi parte del paesaggio.
Ecco, l’elezione di Trump è stata quasi una pernacchia (o pernacchio?) a quel mondo sopra elencato. Solo per questo valeva e vale la pena di continuare a vivere per vedere come va a finire e per assistere al dilagare della bava che fuoriesce dai denti di tutti quelli che ancora non riescono a rassegnarsi. 
Bene. Per il futuro staremo a vedere, ma già tutto questo vi sembra poco?
P.S. Per chi volesse approfondire, nel film L'oro di Napoli Eduardo De Filippo spiega il pernacchio.  Vedi qui

Ezio Scaramuzzino

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