martedì 15 novembre 2016

Viva il razzismo?

A volere parafrasare Carlo Marx, secondo il quale uno spettro si aggirava per l’ Europa del 1848 ed era il comunismo, anche oggi possiamo dire che uno spettro si aggira in Europa, ma soprattutto in Italia, ed è il razzismo. Anzi possiamo dire che, più che uno spettro, quello del razzismo è un vero e proprio tabù, che condiziona ed intossica il dibattito politico ed impedisce talvolta di arrivare alla soluzione dei problemi, di qualunque problema. Basta guardarsi un po’ attorno ed ascoltare quello che si dice, anche nei dibattiti televisivi, da quelli più popolari e ruspanti a quelli più sofisticati e con la puzza sotto il naso. Si è disposti ad accettare qualunque epiteto oltraggioso,  da “ sporco fascista” a “comunista di merda”, a “populista”, a “demagogo”, a “parassita”, “ladro”, ma non “razzista”, quello no, assolutamente no. D’altra parte nessun’ altra parola, nell’attuale dibattito politico, viene usata con maggiore insistenza o è più utilizzata con intenti polemici, quando non offensivi, condizionanti e ricattatori.
Ritieni che l’invasione dei clandestini sia un fatto intollerabile? Sei un razzista. Ritieni che l’Italia non possa farsi carico di tutti i problemi del mondo e dell’Africa in particolare? Sei un razzista. Ritieni che l’invasione vada bloccata o almeno regolamentata? Sei un razzista. Ritieni che nella distribuzione delle risorse gli Italiani vengano prima dei clandestini? Sei un razzista. Ritieni intollerabile che per il 2017 vengano stanziati dal governo italiano 3 miliardi per i clandestini e 500 milioni per i terremotati? Sei un razzista. E così via.
E’ anche interessante notare, nei dibattiti televisivi e in tutte le dichiarazioni relative, l’insopportabile ritornello di chi esprime le sue sacrosante proteste per questa vergogna continua e, quasi a volersi scusare o giustificare, premette sempre “io non mi sento razzista, io non sono razzista, non per essere razzista” . E allora è forse il caso di fare un po’ di chiarezza, almeno un po’, non si pretende altro.
Il vocabolario Treccani definisce il razzismo “Teoria e prassi politica e sociale fondata sull'arbitrario presupposto dell'esistenza di razze umane biologicamente e storicamente superiori e di altre inferiori”. Non vedo cosa c’entri tutto questo con l’atteggiamento della casalinga di Voghera o del pescatore di Goro e Gorino, che semplicemente vogliono vivere tranquilli a casa loro, sapere con chi hanno a che fare, non essere trattati dalle autorità come stracci, porre un argine all’invasione di clandestini che hanno scambiato l’Italia per il paese di Bengodi.
Pretendono troppo? Forse pretendono troppo nell’Italia di Matteo Renzi, ma non per questo possono essere scambiati per razzisti.
D’altra parte chi è favorevole all’invasione, e purtroppo non ne mancano nell’Italia del conformismo obbligatorio, non può pensare e pretendere di risolvere il problema sulla base del razzismo e dell’antirazzismo e tantomeno può pensare di chiudere la bocca a chi la pensa diversamente dando del razzista un giorno sì e l'altro pure.
Mi capita di vedere in TV personaggi della solita compagnia di giro e con la puzza sotto il naso, quelli che hanno il portafoglio strapieno, che abitano in ville e superattici esclusivi, che passano le vacanze a Capalbio, che sono soliti spostarsi in Maserati o con l’auto blu di rappresentanza, che votano naturalmente a sinistra, quelli che un nero lo assumerebbero al massimo come cameriere o maggiordomo. Orbene mi capita di vedere questi personaggi che socchiudono e arrotondano la bocca a culo di gallina, che puntano con l'indice (e con l'unghia laccata, se donna) l’avversario politico ed esclamano con la voce stridula e magari in falsetto e con l'erre moscia: “Tu sei un  razzista”.
Beh, se pretendere che ci sia un minimo di ordine e di tranquillità, che non ci siano oasi di impunità, che i clandestini vengano espulsi sul serio, che gli Italiani sfortunati vengano  trattati almeno alla pari dei clandestini, che questa invasione venga bloccata, che gli Italiani possano sentirsi un po’ padroni almeno a casa loro e che possano decidere chi avere come ospiti e come vicini di casa. Se, riassumendo, pretendere  queste cose significa essere razzisti, quando mi capita di vedere i tipi di cui sopra, con la bocca a culo di gallina, beh, non nascondo che mi viene un po’ la tentazione di gridare “Viva il razzismo!”.

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