giovedì 29 settembre 2016

Jendu vinendu7: Cirinnà-Berlusconi-Di Pietro


In Italia non ci facciamo mancare niente. Abbiamo il divorzio, l’aborto, la fecondazione artificiale e, dal maggio 2016, anche il matrimonio gay. Per quest’ultima conquista dobbiamo essere grati alla senatrice PD Monica Cirinnà, prima firmataria della proposta di legge. La senatrice è giustamente fiera di aver legato il suo nome ad una legge tanto importante, oltre che apportatrice di immancabili “magnifiche sorti e progressive”, ed in varie occasioni ha manifestato l’intenzione di volersi impegnare in ulteriori conquiste sulla strada della piena libertà sessuale. L’assunto su cui si basa l’intraprendenza della Cirinnà, e di tutti coloro che la pensano come lei, è che tra adulti consenzienti nulla può essere considerato illecito o innaturale. Detto questo, che cosa ci manca ancora? Penso ci manchi ancora la legalizzazione dell’incesto, largamente praticato nell’antichità, specie nell’Egitto dei Faraoni e presso i Maya, ma che nel comune sentire è considerato oggi un tabù assolutamente inviolabile. Però, se tutto si riduce al consenso degli interessati, che cosa impedisce a dei consanguinei di avere rapporti, come per altro avviene di tanto in tanto, a quanto ci fanno sapere clamorosi fatti di cronaca anche recenti? Si potrebbe pensare anche alla legalizzazione della sodomia, a voler essere generosi, ma in questo caso penso sarebbe difficile ottenere il consenso delle pecore e delle asine, con qualche problema residuo per i pastori sardi. In ogni caso, forza Cirinnà! C’è ancora tanto da fare.

Un pensiero e un augurio per gli 80 anni di Silvio Berlusconi. Quando “è sceso in campo”, nel 1994, voleva creare un partito liberale di massa, ma non c’è riuscito. L’Italia usciva a fatica da Tangentopoli e pensavo che lui, che era tanto ricco, potesse fare politica senza farsi condizionare. Quella che, secondo me, doveva essere la sua forza, si sarebbe rivelata in seguito la sua debolezza. Lo si è visto quando gli eterni padroni dell’Italia hanno incominciato a fargli una guerra senza quartiere e lui, presumo, ha incominciato ad avere qualche paura per sé, per la sua famiglia, per le sue aziende. Ricattato e perseguitato dai suoi nemici, e soprattutto dal Partito dei magistrati alleato dei suoi nemici, ha forse avuto la Sindrome di Stoccolma ed ha perfino finito con l’appoggiare i suoi persecutori: Monti, Letta, Napolitano, Renzi.  E’ finita come è finita, molto a causa della guerra vera e propria portata avanti dai suoi nemici, un po’ anche per colpa sua,  per alcuni errori umani, personali e privati, commessi nell’ultima fase della sua attività politica: errori che a chiunque altro sarebbero stati perdonati, ma che a lui non sono stati perdonati. Io ho avuto fiducia in lui e   tante volte gli ho dato il mio voto: difficilmente continuerei a votarlo, perché un mondo è finito e con questo mondo penso sia finito anche lui. In ogni caso, nel bene e nel male, ritengo che Silvio Berlusconi abbia rappresentato una pagina importante della storia italiana e che, comunque vadano le cose, egli meriti l’onore delle armi. Auguri, cavaliere!

Non ci voleva molto, già negli anni di Tangentopoli, a capire chi fosse veramente Antonio Di Pietro. Era uno che aveva avuto un passato poco chiaro con i servizi segreti, che aveva conseguito una laurea in maniera piuttosto sorprendente, per non dire altro, e che, una volta entrato in magistratura, aveva delle strane abitudini. Dagli imputati che perseguiva si faceva prestare auto, si faceva prestare appartamenti, addirittura si faceva prestare soldi che poi, una volta scoperto, restituiva furtivamente prima delle udienze, dopo averli legati con lo spago in mazzette da 100.000 lire e dopo averli camuffati in scatole da scarpe. Non si faceva nemmeno scrupolo di consigliare ai suoi imputati a quali avvocati dovessero rivolgersi, anche se poi saltava fuori che questi avvocati, ma solo per caso, erano anche suoi amici. Ma allora Antonio era uomo d’onore ed era obbligatorio osannarlo. Poi, come si sa, con molta eleganza Di Pietro si diede alla politica, con l’intenzione di prendere il posto di coloro che egli aveva sloggiato. Fondò un partito, l’IDV, e fondò anche un’associazione privata con lo stesso nome, di cui erano soci solo tre persone: lui, la moglie e l'amministratrice (amante?). Prese molti, tanti soldi con il finanziamento pubblico e, siccome egli si considerava un contadino, scarpe grosse ma cervello fino, i soldi li fece versare non sui conti del partito, ma sui conti dell’associazione privata. Oltre tutto con questi soldi egli comprò molti immobili che poi dava in fitto al partito, da cui prendeva quindi altri soldi. Per queste sue disinvolte attività finanziarie, fu querelato da molti come truffatore. Ora, a distanza di tanti anni, finalmente un giudice l’ha condannato a pagare due milioni di euro ai suoi creditori. Si dice che la storia si ripete due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa. E, se pensiamo che la tragedia è stata rappresentata da Tangentopoli, possiamo anche legittimamente pensare che la farsa sia rappresentata dalla vicenda politica ed umana di Antonio di Pietro. E, soprattutto, mi chiedo: Antonio è ancora uomo d’onore ed è ancora obbligatorio osannarlo?


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