domenica 17 luglio 2016

Cose turche


Probabilmente Curzio Malaparte, autore di Tecnica del colpo di stato, si è rivoltato nella tomba nella notte tra venerdì e sabato scorsi ed anche io sono stato costretto a stropicciarmi continuamente gli occhi davanti alle incredibili notizie che giungevano dalla Turchia.
Tutto è incominciato verso le 22.30. Lanci di agenzia facevano sapere che in Turchia era in corso un tentativo di colpo di stato. Qualcosa però non tornava nel conto. Normalmente in casi del genere
1- i golpisti occupano la TV e lanciano proclami. Niente di tutto questo: le trasmissioni risultavano solo interrotte.
2- I golpisti arrestano o uccidono la persona che detiene il potere. Niente di tutto questo: Recep Erdogan, detto “il sultano”, l’uomo forte del regime, era libero di muoversi e tramite uno smartphone incitava alla resistenza e minacciava gli insorti.
3- I golpisti arrestano o comunque bloccano i componenti del governo. Niente di tutto questo: il primo ministro turco, un certo Binali Yildirim, concionava contro i golpisti come se fosse in una conferenza stampa.
4- I golpisti cercano un accordo preventivo che coinvolga tutte le forze armate. Niente di tutto questo: la  Marina, tramite ufficio stampa, faceva sapere che non si sentiva coinvolta nel colpo di stato.
5- I golpisti occupano i palazzi del potere. Niente di tutto questo: a parte una parziale occupazione del parlamento, per altro vuoto a quell’ora, pare che molti soldati abbiano sbagliato gli indirizzi, o siano rimasti bloccati nel traffico di Ankara e di Istanbul ed in un caso siano rimasti fuori, in seguito al rifiuto del portiere del palazzo di aprire loro il portone. Ve l'immaginate il dialogo? I soldati suonano al campanello del Ministero degli Interni.
Soldati- Ci fa entrare?
Portiere- Chi è?
Soldati- Scusi, siamo soldati, dovremmo occupare il palazzo.
Portiere- Mi spiace, ma è tardi. Ripassate domattina.
Tralascio altre amenità e mi limito a dire che, di fronte a notizie del genere, non ci voleva molto a capire che il golpe da operetta era destinato al fallimento. E così è stato. Dopo non più di 4 ore di confusione, la Turchia è ritornata alla normalità. Erdogan, come da attività governativa di routine, ha fatto arrestare giornalisti ed oppositori politici, ha destituito o fatto arrestare centinaia di giudici, ha fatto arrestare qualche migliaio di militari, sta studiando la reintroduzione nel codice penale turco della pena di morte, abolita solo strumentalmente qualche anno fa in vista di un possibile ingresso nell’UE. I seguaci di Erdogan, poi, dopo un iniziale sbandamento, si sono ripresi alla grande. Si sono ricordati di essere musulmani e, già che c’erano, hanno sgozzato qualche soldato di fronte alle telecamere, hanno selvaggiamente picchiato e frustato ufficiali e soldati golpisti, si sono abbandonati a violenze di ogni genere. Il tutto pare che sia costato circa 200 morti, tanti quanti in Turchia generalmente ce ne sono in una normale operazione di polizia.
A chi è giovato tutto questo? L’unica conclusione certa che se ne può trarre è che in sole 4 ore, con un numero di vittime relativamente accettabile per quelli che sono gli standard turchi, Erdogan è diventato,  più di quanto già non lo fosse, il padrone assoluto della Turchia. Ricordo soltanto che Erdogan, già al potere da circa 15 anni, ha fatto e continua a fare accordi sotterranei con i terroristi dell’ISIS e prevede nel suo programma politico la totale islamizzazione della Turchia.
P.S. Il “golpe” turco ha purtroppo fatto passare in secondo piano le vicende di casa nostra, ma non voglio deludere i miei 5 lettori. In un recente post (qui) ho già fatto cenno alla decisione di Matteo Renzi  di utilizzare l’arma più importante, quasi decisiva, nella lotta al terrorismo: le fiaccole ed i cortei. C’è solo da far cenno, grazie a quanto ci fa sapere la nostra gola profonda a Palazzo Chigi, ad una piccola ma importante  variazione nel programma, decisa dopo la strage di Nizza. Ogni manifestante, oltre a portare una fiaccola accesa, alla conclusione del corteo dovrà lanciare in cielo un palloncino colorato, simbolo dell’amore che ci lega al mondo intero ed al mondo dell’Islam in particolare. I terroristi e i tagliagole musulmani, seriamente preoccupati dal lancio di palloncini, stanno studiando una contromossa.
      Inutile dire, inoltre, che il nostro Matteo si è congratulato con Erdogan per lo scampato pericolo e per il trionfo della "democrazia".

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