mercoledì 30 dicembre 2015

Santaccia, una prostituta nella Roma papale del Belli


"Ogni ragazza è seduta sulla sua fortuna, e non lo sa", sosteneva Nell Kimball, autrice di Memorie di una maitresse americana. Nella Roma papale del’Ottocento doveva però certamente saperlo  Santaccia, che “esercitava” in piazza Montanara e alla quale Giuseppe Gioacchino Belli dedica due famosi sonetti. Ne vien fuori il ritratto di una donna rude ma non spregevole, che utilizza il suo corpo in maniera industriale, quasi come in una “catena di montaggio” (mi si consenta la battuta), e che sembra utilizzare anzi tempo la teoria generale dei prezzi applicata alla legge della domanda e dell’offerta. Ma Santaccia è anche una donna buona, oltre che “buona donna”(seconda battuta), capace di concedersi gratis, in suffragio delle anime del Purgatorio, se il suo cliente non ha il becco di un bajocco.

SANTACCIA DE PIAZZA MONTANARA (I)
Santaccia era una dama de Corneto(1) 
da toccà ppe rrispetto co li guanti; 
e ppiú cche ffussi de castagno o abbeto,
lei sapeva dà rresto (2) a ttutti cuanti. 
Pijjava li bburini ppiú screpanti (3)
a cquattr’a cquattro cor un zu’ segreto: 
lei stava in piede; e cquelli, uno davanti
fasceva er fatto suo, uno dereto.
Tratanto lei, pe ccontentà er villano, 

a ccorno pístola e a ccorno vangelo (4) 
ne sbrigava antri dua, uno pe mmano. 
E ppe ffà a ttutti poi commido er prezzo (5), 
dava e ssoffietto, e mmanichino, e ppelo (6)
uno pell’antro a un bajocchetto er pezzo.
G. G. Belli     12 dicembre 1832 
1-   Corneto: l’attuale Tarquinia.
2-   dà rresto…: sapeva farsi valere.
3-   screpanti: spacconi.
4-   a ccorno…: a destra e a sinistra. Volgarizzando le parole latine che indicano i due lati dell’altare.
5-   commido er prezzo: un prezzo basso.
6-   soffietto, manichino, ppelo: il didietro, le mani, il davanti.

SANTACCIA DE PIAZZA MONTANARA  (II)
A pproposito duncue de Santaccia 
che ddiventava fica da ogni parte, 
e ccoll’arma e ccor zanto(1) e cco le bbraccia 
t’ingabbiava l’uscelli a cquarte a cquarte; (2)
è dda sapé cc’un giorno de gran caccia (3),
mentre lei stava assercitanno l’arte,
un burrinello co l’invidia in faccia
s’era messo a ggodessela in disparte.
Fra ttanti uscelli in ner vedé un alocco,
"Oh", disse lei, "e ttu nun pianti maggio?" (4)
"Bella mia", disse lui, "nun ciò er bajocco".
E cqui Ssantaccia: "Aló, vvièccelo a mmette:
sscéjjete er búscio,(5) e tte lo do in zoffraggio
de cuell’anime sante e bbenedette".
G. G. Belli        12 dicembre 1832 
1-   arma, zanto: il diritto e il rovescio delle monete papali. Qui, per allusione, il davanti e il didietro.
2-   a cquarte a cquarte: a quattro a quattro.
3-   gran caccia: intenso lavoro.
4-   nun pianti maggio?: lett. non semini a maggio? Allusione per “fare l’amore”.
5-   sscéjjete er búscio:scegliti il buco.

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