Vladimir
Luxuria è andato/a alle olimpiadi invernali di Sochi, non per assistere alle
gare, ma con l’intento di farsi arrestare. Dopo la recente trombatura alle ultime politiche, ormai Vladimir
è un po’ out e, pur di far parlare di sé, è disposto/a a qualunque cosa.
Questa volta ha inalberato un cartello che inneggiava ai gay, con la segreta
speranza di essere arrestato/a dalla polizia russa e di crearsi quindi un alone
di martirio. Ma gli/le è andata male, perché pare che la polizia si sia limitata a
controllare i documenti nel più vicino commissariato ed a rilasciarlo/a subito
dopo. Questo non ha impedito a Vladimir di protestare via Twitter e di montare
il “caso”.
Curiosi
questi nostri martiri! Sono sempre
pronti a fare la rivoluzione, ma pretendono di farla senza rischi e
soprattutto senza fastidi di alcun genere. Anche un controllo dei documenti diventa
un attentato ai diritti fondamentali e
soprattutto un attentato alla libertà
personale.
D’altra
parte, nel caso di Luxuria, non mi sento nemmeno di infierire più di tanto,
perché il personaggio è di un certo
livello e nel corso della sua attività politica si è sempre impegnato nella
soluzione di problemi importanti. Ricordo che anni fa fu coinvolto/a in
un problema non secondario: se cioè la sua condizione di gay gli/le imponesse di utilizzare
alla camera dei deputati le toilettes femminili o quelle maschili.
Quanto
alla sua protesta anti Putin e pro gay, non è il caso di prenderla sotto gamba o fare della facile ironia. Conoscendo il
personaggio, non mi sento di mettere in dubbio la sua buona fede e sono convinto che presto risentiremo
parlare di lui. Magari prossimamente Vladimir andrà a protestare in Arabia
Saudita, nel cuore dell’Islam, e farà un comizio davanti ad una moschea. Ne è
capace e so che non ha paura. Gli/le consiglio soltanto, nel caso dovesse
prendere una simile decisione, di fare il biglietto aereo di sola andata,
perché, a fare anche quello di ritorno, ci rimetterebbe soltanto i soldi.