lunedì 19 agosto 2013

Un ritratto di Berlusconi. By Giuliano Ferrara.

Berlusconi è un leader anche senza seggio

Una sentenza ingiusta non cancellerà un leader. Se anche dovesse perdere il seggio, Berlusconi manterrà il suo carisma e la capacità di guidare il partito. Perché il popolo è più forte dei giudici



I giornali ostili e faziosi recano la seguente notizia. Berlusconi è alla frutta, è depresso, non vede via d'uscita alla situazione in cui l'ha cacciato la ratifica di un dottore Esposito cassazionista di un processo da incubo la cui conclusione surreale è che il maggiore contribuente italiano faceva parte di un sistema di frode fiscale.
Gli hanno ritirato il passaporto, non può che starsene acquattato ad Arcore in attesa del peggio, intorno a lui si muove la canea degli arcinemici, la sua prospettiva è nera. Così scrive il Giornalista Collettivo. Chi lo vuole da vent'anni disperato, lo descrive disperato. Io la vedo altrimenti. Credo di avere buone ragioni. Credo di saperne di più.
Berlusconi è amaro, sarcastico, ma ne ha viste tante che l'ultima non lo spaventa. Sa che la sua bussola, il suo miracolo, è un rapporto ancora vivo con un pezzo consistente di questa terra, con i suoi abitanti, con la gente comune. Nessuna delle vittime dell'ordalia giudiziaria che da vent'anni pretende di riscrivere, con una parvenza di neutralità, la storia di questo Paese, ha avuto la sua sorte. Una leadership irrecusabile, una posizione determinante relativa al governo del Paese, alla maggioranza che lo sostiene, un partito in cui non emergono i sicari alla Claudio Martelli, i traditori, gli scissionisti, gli assalitori e intruglioni del nostro eterno 25 luglio. E in più - questo è poi il punto decisivo - la concreta possibilità di ribaltare la situazione con mezzi civili e politici capaci di neutralizzare la campagna di odio, di disprezzo antropologico, di cinica malevolenza dedicata a lui, al suo gruppo, al suo partito e al suo popolo elettore. Una campagna che pretende, con il risultato di apparire ipocrita e scandalosamente partigiana, di imbonire gli italiani con una evidente menzogna: si tratta di diritto comune, Berlusconi è stato trattato come gli altri, i processi a suo carico scrivono la parola fine sul suo ciclo umano e politico.
Prendete cento italiani, anche di sinistra, e a parte una piccola minoranza faziosetta, sono tutti convinti del fatto che Berlusconi è la vittima speciale di una giustizia speciale, l'obiettivo da abbattere per una casta togata la quale si è arrogata il forte e condizionante potere di selezionare, al posto del popolo sovrano, la classe dirigente del Paese, e fa politica apertamente cercando di abbattere idoli: il generale che arrestò Riina, il presidente della Repubblica non in sintonia con il giustizialismo antimafioso, l'industriale che entrò in politica e sconvolse i giochi dell'establishment arrogandosi il diritto di un discorso pubblico risultato tre, quattro volte più convincente di quello dei suoi avversari trasformatisi di giustizieri dell'Arcinemico. Una parte della pubblica opinione, quella di sinistra, si vieta, con l'eccezione fino a ieri di Matteo Renzi, di dire quel che pensa, ma lo pensa. L'idea che Berlusconi debba essere combattuto con mezzi politici, con una proposta di governo più persuasiva della sua, e che non si debba cambiare la testa a milioni di italiani rimbambiti dalle sue televisioni, ma semmai l'Italia con appropriate riforme del sistema, questa idea in cuor loro la coltivano in tanti a sinistra. La diffidenza verso la magistratura politicizzata non è mai stata così alta come dopo la sentenza Esposito.
Il Ferragosto di Berlusconi non è stato e non doveva essere, preoccupazioni serie a parte, un giorno di disperazione e di solitudine. Il mio amico Piero Ostellino mi dà amabilmente di «mattacchione». A parte che mio nonno scrisse un famoso articolo dal titolo: «Date un matto ai liberali», io sono un uomo di buonsenso, altro che mattacchione. Sono convinto che nella storia di dolore e di avventura che è tipica della parabola del Cav entra ora un periodo in cui si farà la prova del nove del suo coraggio e della sua capacità di guidare i suoi su un terreno impervio ma a suo modo sicuro. Questo è il momento in cui le tricoteuses sferruzzano sotto il simulacro di patibolo che hanno costruito per mettere a morte politica l'incubo dei giacobini e dei moralisti insinceri di questo Paese, ma quando sarà dimostrato che Berlusconi può resistere come capo politico determinante anche nelle condizioni della legalità non legittima che lo condanna a non avere il passaporto, a uscire dal Senato dove fu eletto da nove milioni di italiani, e a risiedere ai domiciliari, be', state certi che la figura pubblica e il carisma del leader del centrodestra avranno modo di irrobustirsi e di crescere a dismisura.
Berlusconi è stato vittima di infiniti colpi bassi. È stato origliato e pedinato e scrutato senza pietà nella sua vita privata. È stato fatto a pezzi da cronache italiane e internazionali che si sono segnalate per cinismo diffamatorio. È stato messo nelle condizioni di dimettersi e di lasciare il passo ai tecnici da manovre di palazzo e d'opinione pubblica di una ferocia mai vista. Il tentativo sistematico è stato quello di umiliarlo, di considerarlo un potente, un onnipotente, che un gruppo di eroi del contropotere e della controinformazione era votato a far scendere dal suo piedistallo. Ora le parti si rovesciano. Berlusconi sarà il leader prigioniero di una giustizia ingiusta, l'uomo che unico al mondo potrà varcare la soglia dell'influenza e perfino della vittoria politica costruendo e dirigendo una successione parlamentare ed elettorale ma restando fino in fondo titolare del suo fascino e della sua capacità di infondere ottimismo, speranza e perché no allegria. I diritti politici dei cittadini non li eroga o li ritira la magistratura, sono affare del popolo. No, proprio non vedo un uomo disperato, vedo il solito Berlusconi che ha davanti a sé nuove difficoltà, ma che può rovesciarle come un guanto e riprendere a correre perfino restandosene per otto mesi a casa sua. Chi pensa che Berlusconi smetterebbe di essere Berlusconi senza il suo seggio senatoriale, espropriatogli da una sentenza ingiusta? Nessuno. Figuriamoci lui.

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