lunedì 13 maggio 2013

Padri e figli


          

          Dunque. Le figlie di  Enzo Tortora si dissociano con parole più o meno accettabili dal paragone che il Cavaliere ha fatto tra la sua vicenda e quella del famoso presentatore. Certo non è che il fatto di essere figlie di Tortora garantisca loro l’interpretazione autentica dei fatti. D’altra parte l’Italia è piena di figli di, mogli di, fratelli di, che si arrogano  curiose esclusive quando si tratta di raccontare o interpretare. Non mancano poi di quelli che  ideologicamente pencolano pericolosamente dalla parte degli assassini dei loro congiunti.
               Le figlie di Tortora forse avrebbero fatto bene a mantenere un certo riserbo, ma capisco che con il mestiere che fanno (Una lavora al TGLa7, l’altra alla RAI) anche loro sono quasi costrette a conformarsi al pensiero dominante.
             Che dire? La vicenda genera un po’ di tristezza. Io ricordo molto bene Enzo Tortora, alla cui vicenda mi appassionai  a lungo. Era una persona mite e gentile, ma soprattutto era una persona intelligente ed anticonformista. In una RAI, che già allora pullulava di democristiani, socialisti e comunisti, egli aveva il coraggio e l’orgoglio di definirsi liberale, anche se poi trovò rifugio tra i radicali che furono gli unici a proteggerlo. Non escludo che già allora qualcuno gli abbia fatto pagare questa sua indipendenza ideologica, che gli impediva di intrupparsi nel gregge.
              Certo. Enzo Tortora aveva molte qualità. Purtroppo  non è detto che le qualità dei padri poi discendano “per li rami” e si ritrovino nei figli.

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