venerdì 16 luglio 2010

Ritorno al paese(Racconto) di Ezio Scaramuzzino

Ritorno sempre più di rado al paese e quasi solo in occasione di ricorrenze o di eventi particolari. Quelli delle nuove generazioni mi sono in genere sconosciuti e quelli della mia generazione sono diventati troppo pochi o non ci sono più. Molti ci siamo dispersi per il mondo. Alcuni siamo in posti vicini, altri sono a Milano o in qualche Paese europeo e talvolta in altri continenti. Alcuni, di quelli che erano miei amici, non sono più in vita e di questi un paio sono scomparsi per annegamento, nei mari o nei fiumi della zona, cosa non insolita per un paese di contadini e di artigiani. Di uno di essi mi è capitato tempo fa di vedere la sua tomba: c'era un bell’ovale con il suo volto eternamente sorridente e l’iscrizione che diceva”… assopito sul letto d’acqua infinita del mare…”.

Ogni volta che vi faccio ritorno, non appena parcheggio l'auto di fronte alla casa paterna, vedo la vecchia signora M.G., che mi viene subito incontro. Attaccata alla vita, sta sempre lì, sull’uscio di casa, dove io ho l’impressione di averla lasciata sin da quando ero bambino. Corre ad abbracciarmi.

“Tu forse non te lo ricordi,ma io ti ho cresciuto quando eri bambino… Tua madre,oh … tua madre… quanto era alta tua madre!… Quando scendeva dalla Villetta, la si vedeva da lontano”. Poi, come se sene ricordasse all’improvviso, riprende :” E per la mia pensione, hai visto per l’aumento della mia pensione? Sono anni che prendo sempre quattrocento euro”. E’ convinta che io possa fare qualcosa per farle avere un aumento ed ogni volta mi tocca inventare qualche scusa banale o inutile.

Dopo avermi trattenuto a lungo, mi lascia andare. Ma la scena si ripete a distanza di qualche ora, quando riprendo l’auto per il ritorno. Mi viene ancora incontro, riprende ad abbracciarmi, mi ricorda ancora che mi ha cresciuto da bambino, … mia madre , … la pensione… . Una sua figlia dall’uscio mi fa segno di avere un po’ di pazienza. Ed io sorridendo la lascio fare, mi lascio abbracciare e baciare, poi mi divincolo lentamente, la saluto e mi metto in macchina.

Mentre mi allontano, sento ancora le sue parole… “…tua madre…alta…la pensione…l’aumento”. E io la lascio alla sua dolce, innocua e malinconica follia...
Ezio Scaramuzzino

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